Lippi: "Alla Juve solo consigli
non tornerò mai ad allenarla"
Il commissario tecnico nega qualsiasi ruolo, passato e futuro, nel "progetto" di Blanc. E allontana la paura che la crisi bianconera possa arrivare in azzurro: "Vedrete in Sudafrica" di MAURIZIO CROSETTI
Lippi, ma la Juve è sua prigioniera?
"Io non c'entro nulla, e sono stanco di leggere o sentire che sto dietro ogni vicenda bianconera".
Non è vero?
"Certo che no".
Sarà vero tra qualche mese?
"Certo che no".
È stato lei a suggerire l'acquisto di Fabio Cannavaro?
"Dovete sapere che è prassi che le società chiedano al commissario tecnico pareri, chiarimenti o suggerimenti".
La Juventus l'ha fatto?
"Sì. Mi chiesero un'opinione su Cannavaro e io dissi che ne pensavo tutto il bene possibile, e che si trattava - e si tratta ancora - di un grande giocatore".
Le fecero la stessa domanda a proposito di Grosso?
"Esattamente. E fu più o meno la stessa anche la risposta: tutto il bene possibile".
Quei pareri appartenevano al prossimo allenatore della Juventus? Al prossimo dirigente della Juventus?
"Appartenevano solo al commissario tecnico della nazionale. Il quale, tra parentesi, resta del tutto convinto che Cannavaro e Grosso saranno protagonisti in Sudafrica".
Al ct si chiede un parere anche sugli allenatori?
"Se il ct li conosce e li ha visti crescere, sì".
Dunque, la Juventus le domandò cosa lei pensasse di Ciro Ferrara in panchina? Lui era il suo vice in azzurro.
"Certo, me lo chiesero. E io risposi quello che risponderei adesso: cioè che Ferrara può diventare un ottimo tecnico, è predisposto, ha carisma e concretezza, dunque possiede tutte le qualità che servono a un giovane che vuole allenare ad alti livelli".
Non crede che alla Juventus si stia bruciando?
"No".
C'è chi sostiene che i dirigenti non possano esonerarlo perché Ferrara starebbe tenendo il posto in caldo proprio a lei, Lippi.
"In un momento del genere, si può dire tutto e il contrario di tutto. Però io so come stanno le cose, e vi garantisco che non sono il burattinaio bianconero".
La crisi della Juve sta andando oltre le più nere previsioni: lei come lo spiega?
"Intanto, con una certezza: i giocatori validi ci sono eccome, e l'allenatore idem. Non è vero che manchi il progetto. La squadra è stata pensata e costruita bene, ma non ha praticamente mai giocato per come è stata pensata e costruita".
L'impressione è che manchi l'identità.
"Se non si fossero bloccati calciatori importanti come Iaquinta, Marchisio e Sissoko, tanto per fare soltanto tre nomi, ora non faremmo questi discorsi. Per me, il principale problema della Juve è legato agli infortuni e alle assenze".
Visto che la squadra bianconera rappresenta l'ossatura della sua nazionale, c'è da preoccuparsi?
"Sono situazioni diverse e non paragonabili. E comunque no, non c'è da preoccuparsi. I grandi giocatori si vedono nel momento del bisogno".
Non crede che questa crisi sia anche una faccenda psicologica?
"Penso di sì, come del resto ogni crisi. La squadra ha perso colpi, ha sofferto una dolorosa eliminazione europea, infine è subentrata un po' di incertezza e di paura. Nulla di irreversibile".
Quasi una beffa, il successo contro l'Inter.
"Ma l'Inter non si batte per caso o per fortuna: serve la qualità".
Una volta per tutte: dopo i mondiali, Marcello Lippi tornerà alla Juventus?
"Ripeto quello che ho già detto centomila volte e forse più: non tornerò alla Juve né come allenatore, né come direttore tecnico".
Come presidente, allora?
"Né come allenatore, né come direttore tecnico. Buona giornata".