
Originariamente Scritto da
tifosobilanciato
La Commissione Bilancio della Camera ha approvato in via definitiva l'emendamento alla Legge di Stabilità che riguarda l'impiantistica sportiva. Pur rimanendo perplessi in merito alla "necessità" di anticipare i tempi del normale processo legislativo (lo scorso mese di settembre è iniziato ufficialmente l'iter in Parlamento per la discussione della Proposta di Legge AC 1617) possiamo però dire che il testo passato in Commissione stabilisce, nei fatti, una serie di regole condivisibili.
La controprova? I presidenti della Serie A sono tutti insoddisfatti!
Su Tifoso Bilanciato abbiamo affrontato spesso l'argomento degli stadi, rilevando come – purtroppo – l'approccio tipico dei nostri presidenti è sempre stato quello di "pretendere" che un investimento privato, che va esclusivamente a beneficio di una squadra, venisse assimilato ad un'opera di pubblica utilità per poter così accedere alle agevolazioni previste per questa categoria di interventi.
Nascondendosi dietro la "scusa" dell'accelerazione dei tempi burocratici (problema indubbiamente esistente), tutti premevano per ottenere in realtà ben altri benefici, ovvero le cosiddette "compensazioni".
Il concetto delle compensazioni nasce come incentivo economico per consentire che il promotore di un progetto di "pubblica utilità" (cioè che nasce con un obiettivo intrinseco non necessariamente di lucro perché prioritariamente rivolto ad intercettare e soddisfare esigenze della collettività) possa trovare una compensazione economica dell'investimento in iniziative collaterali, che rendano il progetto economicamente sostenibile.
Facciamo un esempio concreto: tu costruisci un parcheggio e io Comune ti "obbligo" a tenere i prezzi orari calmierati perché voglio incentivarlo come area di interscambio con i mezzi pubblici. Siccome questo rischia di rendere il progetto antieconomico (e, quindi, di far allontanare possibili investitori privati) in cambio intervengo sul Piano Urbanistico Comunale, ad esempio modificando la destinazione d'uso di alcuni terreni che possiedi in modo che tu possa realizzare su quelle aree appartamenti e/o uffici. Questo ti consentirà di trovare, dal guadagno che farai su questa seconda operazione, una compensazione con la perdita del progetto di pubblica utilità.
La realtà dei fatti è che, se da un lato i Presidenti invocano lo stadio di proprietà come strumento importante per consentire un salto di qualità delle squadre garantendo un incremento e diversificazione dei ricavi (vero), dall'altro non sono disposti ad investire realmente sugli impianti: secondo la loro posizione è "dovuto" che lo Stato conceda loro la possibilità di effettuare investimenti collaterali (di edilizia residenziale o commerciale) dai quali poter trarre ricavi tali da sostenere l'investimento sull'impianto.
Posizione magari anche comprensibile. Ma che diventa non accettabile quando posta come "pre-condizione" oppure come "atto dovuto". Perché allora la risposta è semplice: "Caro presidente che ogni anno guidi una società che muove svariate decine di milioni di fatturato ed effettua acquisti di calciatori per altrettanti milioni, fai come facevano i nostri nonni: se hai i soldi per farti l'impianto, lo fai; altrimenti mettili da parte mediante le dovute economie e ti paghi il tuo bel mutuo annuale". Non parliamo di dover tirare fuori 100 milioni tutti insieme, ma di predisporre un progetto ed attivare un normale finanziamento bancario, che può costare dai 6 ai 10 milioni di euro all'anno.
Bene. Adesso possiamo dire che "il re è nudo". Perché i criteri stabiliti da questo emendamento sono pochi, ma chiari:
1. viene aumentata la dotazione del Fondo di Garanzia istituto presso l'Istituto per il Credito Sportivo, fondo che serve a facilitare l'accesso ai mutui bancari e consente i contributi in conto interessi già previsti dalla vigente normativa;
2. viene predisposto un iter burocratico accelerato per i progetti di investimento sugli impianti sportivi, che consente al club di ottenere una risposta da parte del Comune sul progetto preliminare entro un massimo di 90 giorni dalla data di presentazione. Superata questa fase, può essere presentato il progetto definitivo che deve ottenere una risposta formale entro 120/180 giorni.
3. per facilitare l'equilibrio economico e finanziario del progetto è consentito prevedere che l'investimento contenga anche una parte di natura commerciale (è invece esclusa quella residenziale) a condizione che si tratti di una quota funzionale al progetto e realizzata in prossimità dell'impianto. Altrimenti detto: il progetto sportivo non può essere il grimaldello per ottenere benefici non dovuto su un investimento immobiliare puro;
4. i progetti che riguardano interventi su aree di proprietà pubblica o su impianti esistenti attivano le procedure del project financing. Questo significa che, nonostante debba essere indetta una gara pubblica, il soggetto promotore ha un diritto di prelazione rispetto a possibili vincitori che presentino offerte migliori, premiando così l'iniziativa portata avanti
5. la priorità viene data (ma non è un concetto esclusivo) al recupero di impianti esistenti o realizzazione di impianti su aree edificate.