
Originariamente Scritto da
La Stampa
Gasperini, Ferrara e Leonardo allenatori di Juve e Milan. Il primo porta in dote due presenze in panchina, il secondo zero. Eppure lotteranno per scudetto e Champions. Cosa sta succedendo?
«E’ un cambiamento di rotta, un svolta che non possiamo ancora sapere che effetti avrà. Non hanno esperienza, ma società come Juve e Milan non fanno nulla per caso».
Il nuovo fino a ieri era lei. Adesso l’hanno già scavalcata. Cos’è: una nuova moda, un rischio calcolato?
«Nasce la figura del tecnico uomo di società prima che di campo. Prevale l’aspetto umano, su quello tecnico. Cioè, conosco lo spessore della persona e mi fido. Se sia una scelta azzeccata lo vedremo. Per me non è un fatto molto positivo, la figura dell’allenatore che ha fatto la gavetta, che ha lavorato duro per emergere sta perdendo valore».
Guardiola ha fatto disastri?
«Non dico questo, anche perché il Barcellona ha creduto in lui e ha avuto ragione. Certo è un salto nel buio: può andare benissimo, come no. Oggi un tecnico deve saper fare di tutto: tattica e psicologia».
Ora può dirlo: quanto è stato vicino alla Juve?
«Molto, ma sono arrivati troppo tardi. Ho incontrato i dirigenti bianconeri fuori tempo massimo, quando ormai Preziosi mi aveva blindato e non mi ha lasciato libero. E’ stato un colloquio molto positivo, mi hanno fatto un’ottima impressione».
Occasione persa?
«Secondo lei? Ma al Genoa non sono ai lavori forzati, conto di prendermi altre soddisfazioni, soprattutto con il ritorno in Europa».
Milito e Thiago Motta hanno rinforzato l’Inter e riempito le tasche di Preziosi di euro. Ma a lei cosa è rimasto?
«Una squadra di nuovo cambiata, da ricostruire. Non è una novità, sono abituato a essere condizionato dal mercato. Del resto certe opportunità è giusto che un club come il Genoa le colga al volo».
Tanto dicono che Gasperini è bravo.
«Ho cambiato la testa di Motta e Milito, ma ora il mio ruolo sta cambiando. Gasperson (Gasperini alla Ferguson, ndr) non esiste più, l’allenatore-manager è in vacanza prolungata, adesso c’è soltanto un tecnico che si occupa della squadra cercando di avere il meglio dai giocatori che gli hanno affidato».
Si sente messo da parte?
«No, prendo atto e faccio il mestiere per cui mi pagano. Non posso dire di essere d’accordo su tutte le scelte fatte, ma accetto le decisioni prese e mi defilo sempre di più nel mio ambito».
Ha rilanciato Borriello, ha valorizzato Milito. Prossimi obiettivi?
«Dimenticare che adesso il Genoa è guardato come una squadra che fa paura. L’ultima stagione ci ha assegnato un ruolo diverso, ormai siamo allo scoperto. La nuova squadra non l’ho decisa io, ma il mercato. Ho perso Ferrari, Motta e Milito, la spina dorsale della squadra. Ma erano grossi affari, non si poteva rinunciare a 50 milioni. In un momento in cui soldi non ne girano».
Floccari e Crespo, ora Palacio. Non è messo malissimo.
«Per carità, in attacco siamo anche troppi».
Cosa non avrebbe fatto se fosse dipeso da lei?
«Cedere Acquafresca e Ranocchia in prestito. Ma capisco che Preziosi voglia lavorare per il futuro»