Originariamente Scritto da francamdar
				
			
			il maiuscolo é inutile, mi sembra di avere ben espresso e ripetuto che si trattasse di convinzioni personali e che non fosse mia intenzione l'imporre il mio pensiero ne condizionare nessuno: quello che ho espresso é stato solo per indicare da quali dinamiche nascono i miei principi e rispondere alle domande di cui sopra. (mi sembrava fosse chiaro, temo di essermi sbagliato)
sull'impedire omicidio, suicidio, eutanasia la risposta é semplice: lo stato non può concedere il diritto di togliere/si la vita, perché sarebbe in totale contrapposizione alla sua identità e funzione d'essere. 
da un punto di vista personale cercherò sempre di impedire suicidio ed eutanasia, perchè credo che nascano soprattutto da momenti di buio, di depressione, di disamore, di vuoto, di perdita di speranza, di cecità dell'anima. credo che la risposta sia nell'amare ogni vita e non nel "cancellare il problema".
ti racconto una storia vera: un medico milanese appena arrivato a calcutta nell'ospedale fondato da madre Teresa, venne mandato nella corsia dei "terminali" e indirizzato da uno a cui rimanevano pochi istanti ancora; con l'efficentismo tipico dei milanesi tornò da madre Teresa  dicendole -"quest'uomo é praticamente già morto. non c'é più niente da fare" e Teresa di rimando -"c'é ancora una cosa da fare: torna lì e amalo! che almeno muoia con qualcuno che gli vuole bene".
c'era veramente ancora una cosa da fare, la più importante!!
in un mondo in cui la vita ha valore solo se é vincente, produttiva, efficente; per me é giusto e doveroso ricordarci e affermare che la vita ha comunque un valore assoluto e diritto ad essere amata: anche quando diventa inutile, piegata e piagata, senza speranza e prostrata, difficile da essere vissuta, impossibile da essere salvata.