Originariamente Scritto da 
aggo85
				
			 
			Non conosco i dettagli, comunque a un quadro simile si arriva a seguito di un trauma cranico esteso. Cerco di spiegare in termini spiccioli.
Per il trauma stesso, per l'emorragia e per l'edema cerebrale (richiamo di fluidi all'interno del tessuto in seguito a varie cause) si determina all'interno della scatola cranica, che è rigida, una compressione sulle cellule cerebrali, che causa sofferenza di per sé e anche secondaria a ischemia. Le cellule cerebrali a differenza di quelle del resto del corpo non hanno riserve energetiche, e se non sono continuamente alimentate, gli bastano pochi minuti per morire. I neuroni non rigenerano, quindi il danno è irreversibile.
Nel caso di un trauma cranico lieve/moderato, con un emorragia e un edema contenuti, le cellule possono sopravvivere se queste condizioni sono prontamente trattate. Si possono avere lesioni focali, ovvero relative a un solo segmento cerebrale deputato a una specifica funzione, con perdita/alterazione di quella funzione.
Se invece il danno è esteso e imponente, è l'intero cervello ad andare in sofferenza e si giunge, a seconda del grado di sofferenza, ad alterazioni dello stato di coscienza che vanno dal "rincoglionimento" per dirla breve (l'ubriachezza non è altro che espressione della sofferenza delle cellule cerebrali) al coma. Una volta degenerate, le cellule cerebrali non rigenerano più.
Tuttavia le cellule residue possono creare nuovi collegamenti fra di loro, per sopperire al danno, ripristinando parzialmente funzioni apparentemente perse. Questo accade in un periodo di tempo relativamente lungo, da mesi a anni. E' per questo che l'unico modo per vedere se c'è risveglio è aspettare.
Inoltre ho letto che Eluana aveva fratturata la seconda vertebra cervicale, condizione gravissima di per sé in quanto rischia di troncare alla base il midollo spinale, provocando immediatamente la morte per arresto respiratorio, oltre alla paralisi.
L'alimentazione viene inserita a qualsiasi paziente che non sia in grado di alimentarsi da solo, non c'è bisogno del coma. L'alimentazione non è un criterio clinico valido per stabilire la gravità.
Quello che si fa in quei casi è prima di tutto stabilizzare il paziente (garantire la pervietà delle vie aeree, l'apparato cardiocircolatorio, controllare le emorragie, controllare che non siano compromessi organi vitali, etc etc). Poi, si fa una TC o altro imaging per vedere se è possibile e come operare, in genere si mira a ridurre quantomeno l'emorragia e si danno farmaci che riducano l'edema. Poi si aspetta e si valuta, anche perché finché sangue e edema non se ne vanno, non si possono ottenere più di tante informazioni dalle indagini strumentali.
Se il recupero dopo l'intervento salvavita è possibile si fa e mi pare sacrosanto farlo. Se poi, viene attestato che un recupero non è possibile, si può sospendere. Io la penso così.