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La chiesa e l'8‰
• da La Repubblica del 3 ottobre 2007, pag. 34
di Curzio Maltese
Le campagne dell'«otto per mille» della Chiesa cattolica, che ogni primavera invadono l'etere, Rai, Mediaset e radio nazionali, sono considerate nel mondo pubblicitario un modello di comunicazione. Ben girate, splendida fotografia, musiche di Morricone, storie efficaci, a volte indimenticabili. Chi non ricorda quella del 2005, imperniata sulla tragedia dello tsunami? Lo spot apre su un fragile villaggio di capanne, dalla spiaggia i pescatori scalzi scrutano l'orizzonte cupo. Voce fuori campo: «Quel giorno dal mare è arrivata la fine, l'onda ha trasformato tutto in nulla». Stacco sul logo dell'otto per mille: «Poi dal niente, siete arrivati voi. Le vostre firme si sono trasformate in barche e reti». Zoom su barche e reti. «Barche e reti capaci di crescere figli e pescare sorrisi». Slogan: «Con l'otto per mille alla Chiesa cattolica, avete fatto tanto per molti». Un capolavoro.
La campagna 2005, affidata come le precedenti alla multinazionale Saatchi & Saatchi, secondo Il Sole24 Ore è costata alla Chiesa no -ve milioni di euro. Il triplo di quanto la Chiesa ha poi donato alle vittime dello tsunami, tre milioni (fonte Cei), lo 0,3 per cento della raccolta. Nello stesso anno, l'Ucei, l'unione delle comunità ebraiche italiane, versò per lo Sri Lanka e l'Indonesia 200 mila euro, il 6 per cento dell'«otto per mille». Un'offerta in proporzione venti volte superiore, in un'area dove non esistono comunità ebraiche.
Gli spot della Chiesa cattolica sono per la maggioranza degli italiani l'unica fonte d'informazione sull'otto per mille. Consegue una serie di pregiudizi assai diffusi. Credenti e non credenti sono convinti che la Chiesa cattolica usi i fondi dell'otto per mille soprattutto per la carità in Italia e nel terzo mondo. Le due voci occupano la totalità dei messaggi, ma costituiscono nella realtà il 20 per cento della spesa reale, come conferma Avvenire, che pubblica per la prima volta il resoconto sul numero del29settembre.L'80percentodel miliardo di euro rimane alla Chiesa cattolica.
Tanto meno gli spot cattolici si occupano d'informare che le quote non espresse nella dichiarazione dei redditi, il 60 per cento, vengono comunque assegnate sulla base del 40 per cento di quanto è stato espresso e finiscono dunque al 90 per cento nelle casse della Cei. Questo compito in effetti spetterebbe allo Stato italiano. Lo Stato avrebbe dovuto illustrare e giustificare ai cittadini un meccanismo tanto singolare di «voto fiscale», unico fra i paesi concordatari. In Spagna per esempio le quote non espresse nel «cinque per mille» restano allo Stato. In Germania lo Stato si limita a organizzare la raccolta dei cittadini che possono scegliere di versare l'8 o 9 per cento del reddito alla Chiesa cattolicao luterana o ad altri culti.
Il principio dell'assoluta volontarietà è la regola nel resto d'Europa. Lo Stato italiano lo adotta infatti per il «cinque per mille». Anzi, fa di peggio. Il «cinque per mille» è nato nel 2006 per destinare appunto lo 0,5 dell'Irpef (660 milioni di euro, stima ufficiale delle Entrate) a ricerca e volontariato. Nel primo (e unico) anno hanno aderito il 61 per cento dei contribuenti, contro il 40 dell' «otto per mille»: un successo enorme. Le sole quote volontarie ammontano a oltre 400 milioni. Ma con la Finanziaria del 2007 il governo ha deciso di porre un tetto di 250 milioni al fondo, che si chiama sempre «cinque per mille» ma è ridotto nei fatti a meno del due.Le quote eccedenti verranno prelevate dall'erario. Con una mano lo Stato dunque regala 600 milioni di quote non espresse alla Cei e con l'altra sottrae 150 milioni di quote espresse a favore di onlus e ricerca. Nella stessa pagina del modulo730 il «voto fiscale» espresso da un cittadino in alto a favore delle chiese vale in termini economici quattro volte il voto nel «cinque per mille». Perché due pesi e due misure?
Lo Stato in diciassette anni non ha speso una parola pubblica, uno spot, una pubblicità Progresso, per spiegare il senso, il meccanismo e la destinazione reale dell'otto per mille. Ed è l'unico «concorrente» che ne avrebbe i mezzi, oltre al dovere morale. Gli altri (Valdesi, Ebrei, Luterani, Avventisti, Assemblee di Dio) dispongono di fondi minimi per la pubblicità, peraltro regolarmente denunciati nei resoconti. Mentre la Chiesa cattolica è l'unica a non dichiarare le spese pubblicitarie, riprova di scarsa trasparenza.
L'unica voce a rompere il silenzio dello Stato fu nel 1996 quella di una cattolica, come spesso accade, la diessina LiviaTurco, allora ministro per la Solidarietà. Turco propose di destinare la quota statale di otto per mille a progetti per l'infanzia povera. Il «cassiere» pontificio, monsignor Attilio Nicora, rispose che «lo Stato non doveva fare concorrenza scorretta alla Chiesa». Fine del dibattito. Oggi Livia Turco ricorda: «Nella mia ingenuità, pensavo che la mia proposta incontrasse il favore di tutti, compresa la Chiesa. L'Italia è il paese continentale con la più alta percentuale di povertà infantile. Al contrario la reazione della Chiesa fu durissima, infastidita, e dalla politica fui subito isolata. Ho vissuto quella vicenda con grande amarezza».
La politica non ha mai più osato fare «concorrenza» alla Chiesa cattolica, anzi l'ha favorita con un pessimo uso del fondo. Nel 2004 i media hanno dato grande risalto alla trovata del governo Berlusconi di utilizzare 80 dei 100 milioni ricevuti dall'otto per mille per finanziare le missioni militari, in particolare in Iraq. Degli altri venti milioni, quasi la metà (44,5 per cento) sono finiti nel restauro di edifici di culto, quindi ancora alla Chiesa. La percentuale di «voti» allo Stato italiano è crollata dal 23 per cento del 1990 all'8,3 del 2006.
All'atteggiamento remissivo dello Stato italiano ha fatto da contraltare una crescente aggressività da parte delle gerarchie ecclesiastiche e soprattutto dei politici al seguito, cattolici e neo convertiti, nel rivendicare il denaro pubblico. In agosto, quando la commissione europea ha chiesto lumi al governo Prodi sui privilegi fiscali del Vaticano, nell'ipotesi si tratti di «aiuti di Stato» mascherati, l'ex ministro Roberto Calderoli, già protagonista delle battaglie anticlericali della Lega anni Novanta,ha chiesto al Papa di «scomunicare l'Unione Europea». Rocco Buttiglione ha avanzato un argomento in disuso fra gli intellettuali dai primi del '900, ma oggi di gran moda. Secondo il quale i privilegi concessi dalla Stato al Vaticano sarebbero «una compensazione per la confisca dei beni ecclesiastici dello Stato Pontificio».
Un revanscismo già sepolto dalla Chiesa del Concilio. Nel 1970 Paolo VI aveva «festeggiato» con la visita in Campidoglio la breccia di Porta Pia: «atto della Provvidenza», una «liberazione» per la Chiesa da un potere temporale che ne ostacolava l'autentica missione. Joseph Ratzinger scrive ne «Il sale della terra»: «Purtroppo nella storia è sempre capitato che la Chiesa non sia stata capace di allontanarsi da sola dai beni materiali, ma che questi le siano stati tolti da altri; e ciò, alla fine, è stata per lei la salvezza».
La legge 222 del 1985 istitutiva dell'otto per mille, perlopiù sconosciuta ai polemisti, in ogni caso non accenna ad alcuna forma di «risarcimento» per le confische (argomento insensato nell'Italia di vent'anni fa). Lo scopo primario della legge di revisione del Concordato fascista del '29 era di garantire un sostituto della «congrua», ovvero lo stipendio di Stato ai sacerdoti. Nei primi anni lo Stato s'impegnava infatti a integrare l'otto per mille, fino a 407 miliardi, nel caso di una raccolta insufficiente per pagare gli stipendi. In cambio il Vaticano accettava che una commissione bilaterale valutasse ogni tre anni l'ipotesi di ridurre l'otto per mille nel caso contrario di un gettito eccessivo.
Ora, dal 1990 al 2007, l'incasso per la Cei è quintuplicato e la spesa per gli stipendi dei preti, complice la crisi di vocazioni, è scesa alla metà, dal 70 al 35 per cento. Eppure la commissione italo-vaticana non ha mai deciso un adeguamento. Perché? Senza avventurarsi in filosofia del diritto, si può forse raccontare il percorso di uno dei componenti laici della commissione, Carlo Cardia. Il professor Cardia, insigne giurista di formazione comunista, consigliere di Enrico Berlinguer e Pietro Ingrao, ha esordito da fiero «difensore del diritto negato in Italia all'ateismo» («Ateismo e libertà religiose», De Donato, 1973). Nel 2001 è Cardia a invocare una riduzione dell'otto per mille, in un saggio pubblicato dalla presidenza del consiglio: «Dall'otto per mille derivano ormai alla Chiesa cattolica, meglio: alla Cei, delle somme veramente ingenti, che hanno superato ogni previsione. Si parla ormai di 900-1000 miliardi l'annodi lire. Il livello è tanto più alto in quanto il fabbisogno per il sostentamento del clero non supera i 400-500 miliardi. Ciò vuoi dire che la Cei ha la disponibilità annua di diverse centinaia per finalità chiaramente "secondarie" rispetto a quella primaria del sostentamento del clero; e che lievitando così il livello del flusso finanziario si potrebbe presto raggiungere il paradosso per il quale è proprio il sostentamento del clero ad assumere il ruolo di finalità secondaria».
Previsione perfetta. «Tutto ciò concludeva Cardiaporterebbe a vere e proprie distorsioni nell'uso del danaro da parte della Chiesa cattolica; e, più in generale, riaprirebbe il capitolo di un finanziamento pubblico irragionevole che potrebbe raggiungere la soglia dell'incostituzionalità se riferito al valore della laicità quale principio supremo dell'ordinamento».
Nel tempo il professor Cardia è diventato illustre collaboratore di Avvenire, il giornale dei vescovi. I suoi temi sono cambiati: l'apologia del rapporto fra i giovani e Benedetto XVI, la lotta ai Dico, l'esaltazione del Family Day. Ciascuno naturalmente ha il diritto di cambiare idea. Ma è opportuno che, avendole cambiate sul giornale della Cei, continui a far parte di unas commissione governativa chiamata a stabilire quanti soldi lo Stato deve versare alla Cei? Nell'ultimo editoriale su Avvenire il professor Cardia tuona contro l'inchiesta di Repubblica, «una delle più colossali operazioni di disinformazione degli ultimi tempi».
Senza contestare nel merito un singolo dato, nega con veemenza che la Chiesa costi troppo agli italiani e s'indigna per «l'indecente» accostamento con la «casta». E' lo stesso professor Cardia che il 20 febbraio scorso dichiara in un'intervista: «Io porterei la quota dell'otto per mille al sette, vista l'imponente massa di danaro che smuove. Basti pensare che dall'84 a oggi nessuno, se non per controversie politiche,vi ha posto mano». Con le altre confessioni lo Stato è assai meno generoso. In risposta a un'interrogazione dei soliti radicali, nel luglio scorso il ministro Vannino Chiti ha citato come prova della bontà del meccanismo «il fatto che anche i valdesi hanno chiesto e ottenuto le quote non espresse». Chiesto sì, ottenuto mai. Incontro la «moderatrice» della Tavola Valdese, Maria Bonafede, il «Ruini» dei valdesi, nella modesta sede vicino alla Stazione Termini. «Per motivi etici avevamo rinunciato alle quote non espresse, ma nel 2000, visto l'uso che ne faceva lo Stato, le abbiamo chiese. Abbiamo incontrato governi di destra e di sinistra, il vecchio Letta e il nuovo. Ogni volta ci rinviano. Se la ottenessimo oggi, la vedremmo solo nel 2010. Lo Stato anticipa i soldi alla Cei, ma agli altri li versa con tre anni di ritardo».
Ai valdesi sono andati nel 2006 circa 5 milioni 700 mila euro, ma avrebbero diritto a oltre 13 milioni. Il resto lo trattiene lo Stato. La Tavola Valdese usa i soldi dell'otto per mille al 94 per cento per la carità e il rimanente alla pubblicità. I pastori valdesi vivono delle donazioni spontanee. Lo stipendio base, uguale dalla «moderatrice» all'ultimo pastore, è di 650 euro al mese. Maria Bonafede spiega: «I soldi dell'otto per mille arrivano dalla società e vi debbono tornare. Se una Chiesa non riesce a mantenersi con le libere offerte, è segno che Dio non vuole farla sopravvivere».
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Macedone, sei tu? :suspi:
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La pubblicità costa si sa... e il prodotto dio nei paesi industrializzati e a pancia piena tira molto di meno... :angel: Ah! bei tempi quando la povertà e la disperazione portavano le pecorelle smarrite all'ovile del signore... :asd: :asd: :asd:
La paura dell'aldilà è meno forte se hai qualcosa di soldi per goderti l'aldiqua :asd: :sisi:
Citazione:
Originariamente Scritto da
Dampyr
Macedone, sei tu? :suspi:
No. Anche se non mi dispiacerebbe essere uno e trino... così potrei contemporaneamente scopare, studiare e giocare alla play... Maronn' e che cul'! :asd: :asd: :asd:
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Tutte cose dette e ridette....fino a quando qualcuno non cambia il sistema (cioè mai) rimarrà così!!!!
I soldi alla Chiesa mi possono andare anche bene...ma se poi l'80% viene utilizzato per il sostentamento del clero...allora no!!!
Lo Stato italiano è uno Stato laico....ma per favore!!:sisi:
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Purtroppo, PER ME, e' roba vecchia.
Ovviamente non ci sara' mai una cosa simile in un programma come Porta a Porta.
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Citazione:
Originariamente Scritto da
MaD
Purtroppo, PER ME, e' roba vecchia.
Ovviamente non ci sara' mai una cosa simile in un programma come Porta a Porta.
però forse un pò di sana e inutile demagogia la faranno a matrix ;)
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C'e' poco da fare... dovrebbero prendere l'articolo di Wikipedia e metterlo davanti a un altro prelato e a un ministro competente e vedere come li giustificano.
http://it.wikipedia.org/wiki/Finanzi...lica_in_Italia
http://it.wikipedia.org/wiki/Otto_per_mille
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:old: dite sempre le stesse cose...
che novità c'è sull'argomento?
pensate che i sacerdoti si vanno a bere e spendere in discoteca quei soldi.... bene! dateli allo stato se pensate che sa gestire meglio quei soldi!
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Penso che i sacerdoti dovrebbero sostentarsi come in tutti gli altri paesi del mondo.
E penso che i soldi dell'8 per mille non dovrebbero andarsene in pubblicita'.
E penso che ci sia OMERTA' sul metodo di calcolo dell'8 per mille e sull'uso che se ne fa, altrimenti molta gente avrebbe gia' aperto gli occhi e sono sicuro che ci sarebbe una netta differenza nelle percentuali di distribuzione.
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Citazione:
Originariamente Scritto da
MaD
Penso che i sacerdoti dovrebbero sostentarsi come in tutti gli altri paesi del mondo.
E penso che i soldi dell'8 per mille non dovrebbero andarsene in pubblicita'.
E penso che ci sia OMERTA' sul metodo di calcolo dell'8 per mille e sull'uso che se ne fa, altrimenti molta gente avrebbe gia' aperto gli occhi e sono sicuro che ci sarebbe una netta differenza nelle percentuali di distribuzione.
finchè resteranno i retaggi dell'educazione a stampo cattolico, per la maggior parte della popolazione, avremo sempre queste cifre...
Come diceva Gaber... "La chiesa si rinnova"... canzone più che mai attuale...
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Citazione:
Originariamente Scritto da
aed1248
finchè resteranno i retaggi dell'educazione a stampo cattolico, per la maggior parte della popolazione, avremo sempre queste cifre...
Come diceva Gaber... "La chiesa si rinnova"... canzone più che mai attuale...
Se è per questo diceva anche "Io non mi sento italiano"... Gaber non mi pare sto gran riferimento da portare, in tutta sincerità.
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Citazione:
Originariamente Scritto da
Dampyr
Se è per questo diceva anche "Io non mi sento italiano"... Gaber non mi pare sto gran riferimento da portare, in tutta sincerità.
forse ascoltando tutta la canzone invece del solo titolo potresti dare una valutazione più completa... e capire qual è il senso di quella provocazione...
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Citazione:
Originariamente Scritto da
aed1248
forse ascoltando tutta la canzone invece del solo titolo potresti dare una valutazione più completa... e capire qual è il senso di quella provocazione...
L'ho ascoltata più e più volte, è presente anche nel mio lettore portatile...
L'ho capita benissimo, non di meno la frase non è giustificabile ;)
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Citazione:
Originariamente Scritto da
mjasky
I soldi alla Chiesa mi possono andare anche bene...ma se poi l'80% viene utilizzato per il sostentamento del clero...allora no!!!
Bè,sembrerà strano ma la Chiesa non può vivere solo di preghiera...i preti non so quanti siano,ma saranno decine di migliaia,come possono sopravvivere senza un minimo?come possono anche portare avanti il loro lavoro parrocchiale(anche se per quello la quasi totalità dei soldi viene dalle offerte date alla parrocchia)?
è necessario che soldi vengano usati per il sostentamento.
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E si ricominciaaaaaaaaaaaaaa :asd:
Mi mancavano questi thread :D
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Citazione:
Originariamente Scritto da
Dampyr
Mi mancavano questi thread :D
a me no,ma è grave che non sia stato macedone ad aprirlo:asd:
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Citazione:
Originariamente Scritto da
Flavio Ezio
(anche se per quello la quasi totalità dei soldi viene dalle offerte date alla parrocchia)?
Io scommetto che questa frase non e' vera, ma assumendo che sia vera allora togliamo il quasi!
Mi pare che nel 2007 la "congrua" sia ormai passata di moda o no?
In questo modo se qualche frequentatore ha a cuore le sorti della sua parrocchia stara' a lui offrire e viceversa per il contrario... mi pare un meccanismo molto piu' trasparente.
I soldi per l'8 per mille invece si lasciano allo stato e lo si impegna a utilizzarli per iniziative "umanitarie": ad esempio, in finanziaria c'e' un'allocazione di denaro per far fronte a precedenti impegni internazionali di natura umanitaria (che presumo sia qualcosa tipo i finanziamenti per la lotta all'AIDS in Africa o forse l'abolizione del debito pubblico e dei relativi interessi dei paesi del terzo mondo)... perche' non si usano i soldi dell'8 per mille per quello? In fin dei conti mi sembrano iniziative piu' umanitarie della pubblicita' della CEI.
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però non portano adepti... :p
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Citazione:
Originariamente Scritto da
MaD
Penso che i sacerdoti dovrebbero sostentarsi come in tutti gli altri paesi del mondo.
E penso che i soldi dell'8 per mille non dovrebbero andarsene in pubblicita'.
E penso che ci sia OMERTA' sul metodo di calcolo dell'8 per mille e sull'uso che se ne fa, altrimenti molta gente avrebbe gia' aperto gli occhi e sono sicuro che ci sarebbe una netta differenza nelle percentuali di distribuzione.
d'accordissimo!!:sisi: quanta verità in queste poche righe, certi pensieri,credo,dovrebbero essere appannaggio di tutti, mi fa piacere riscontrare che in questo forum ci sia della gente che, come te, macedone (nn mi riferisco esclusivamente a questo thread, ma anche ad altri dove ho avuto modo di leggere senza intervenire) ed altri non si lasci plagiare dai media, non si infarcisca gli occhi col prosciutto di parma, usi il cervello e non faccia semplice demagogia in un campo che, come questo, si presterebbe molto...
definire il Vaticano come (non voglio dire da sempre....) un' S.p.a. non è più una semplice battuta retorica, che tristezza...
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Citazione:
Originariamente Scritto da
MaD
Io scommetto che questa frase non e' vera, ma assumendo che sia vera allora togliamo il quasi!
Mi pare che nel 2007 la "congrua" sia ormai passata di moda o no?
In questo modo se qualche frequentatore ha a cuore le sorti della sua parrocchia stara' a lui offrire e viceversa per il contrario... mi pare un meccanismo molto piu' trasparente.
I soldi per l'8 per mille invece si lasciano allo stato e lo si impegna a utilizzarli per iniziative "umanitarie": ad esempio, in finanziaria c'e' un'allocazione di denaro per far fronte a precedenti impegni internazionali di natura umanitaria (che presumo sia qualcosa tipo i finanziamenti per la lotta all'AIDS in Africa o forse l'abolizione del debito pubblico e dei relativi interessi dei paesi del terzo mondo)... perche' non si usano i soldi dell'8 per mille per quello? In fin dei conti mi sembrano iniziative piu' umanitarie della pubblicita' della CEI.
Bè,scommetti ciò che vuoi,sicuramente tu non ti basi su fonti vere poichè non frequenti parrocchie.I soldi dell'otto per mille si lasciano a chi uno vuole.
a proposito,per aed:cancella il tuo ultimo intervento.è un consiglio.